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Lotta alla cultura, alla massa, alla divulgazione. Ma che cos’è la divulgazione?

Di base la divulgazione viene vista come un passa tempo che fanno le persone che non hanno un vero lavoro. Intorno alla figura del Piero Angela di turno si è creato un alone mistico di “vabbe magari gli credo” e di “ma che vuole sto scemo?”.

Ma sappiamo cos’è la divulgazione? è una parola che impariamo ma spesso ne confondiamo il significato.

Divulgazione vuol dire informare e far conoscere ad un grande numero di persone il risultato di una ricerca e/o di una pubblicazione (in questo caso mi soffermo a parlare di divulgazione scientifica).

Divulgazione scientifica non vuol dire imparare ogni minimo dettagli di uno studio, ogni singolo processo e tutto ciò che ne deriva. Ma non bisogna nemmeno sottovalutare l’importanza di approfondire. Oramai tutti fanno divulgazione, in molti in pratica fanno divulgazione con i soli titoli di giornale o con le didascalie dei post.

Ciò ha reso obsoleto il modo di leggere le notizie e anche di farle e capirle (vedi fake news).

Inoltre, la divulgazione non può essere fatta dal singolo per il singolo, sarebbe un controsenso per la parola stessa e per il significato che ne assume. L’importanza della divulgazione sta proprio nel fatto di condividere, di confrontarsi, di scontrarsi, di creare una rete (forte!) di comunicazione e di interessi.

Creare informazione sana e reale che possa aiutare, che possa insegnare, che possa stimolare! La divulgazione non deve essere quella cosa noiosa che ti capita quando trovi qualche esaltato di turno e che ti fa perdere tempo e, non deve essere nemmeno qualcosa che ti fa credere a quella singola persona che ti vende l’informazione come se fosse la scoperta del secolo! No!

La divulgazione deve essere quella scintilla che ti fa sognare, che ti apre gli occhi e ti fa chiedere “ok il prossimo passo qual è?” “ok ma voglio saperne di più!” ma deve essere anche quel pallino che si fissa nella testa, incuriosito e critico. Deve darti la possibilità di vedere le informazioni ricevute come un punto di partenza per una critica e per una stimolazione a cercare di più.

Non deve essere una competizione di chi fa di più. Deve essere l’equilibrio razionale di ciò che credi, di ciò che ti dicono e di ciò che realmente è (almeno nel momento in cui leggi una ricerca, perchè come ben sappiamo il tutto è in evoluzione).

Far diventare l’informazione una cerchia ristretta è diventata la moda del momento. Fare la divulgazione senza condivisione, senza creare comunicazione ha uno scopo tanto inutile quanto pericoloso. Non solo vengono messe da parte la maggior parte delle persone ma diventa un business del tipo “io ho di più, so di più, posso permettermi di saperne ancora di più” ok ma poi lo condividi? Poi a tua volta informi?

Il rischio di non fare divulgazione è quello di essere in costante bombardamento di informazioni superficiali e non riuscire a capire cosa sia giusto e cosa sbagliato.

Tutto ciò per dire, comunichiamo– creiamo – uniamoci – parliamo.

Comunichiamo ciò che a volte risulta difficile, se riusciamo a far capire le cose difficili ad un bambino allora possiamo provare anche con gli adulti. Condividiamo le risorse visto che spesso sono limitate (ad esempio se gli articoli sono a pagamento, in una lingua straniera ma c’è qualcuno che può tradurle e divulgarle allora è un buon modo per dire facciamo divulgazione).

Creiamo una rete, non solo punti distanti e sparsi tra loro. Iniziamo ad unire questi punti che tanto da soli non si va lontani. Unire non vuol dire che solo uno si prende il merito, ma che tutti se lo prendono. Paura di non essere in prima fila? Beh ci mettiamo a cerchio.

E parliamo. Con tutti, se qualcuno non capisce allora si spiega un’altra volta. Fino allo sfinimento.

Perché fare divulgazione è passione, pazienza e insistenza!

PS: e perché ne ho fatto un articolo? Perché il post si perde nel nulla, questo è più facile trovarlo. E perché tutti i giorni mi scontro con la realtà e ogni volta che mi impegno nella divulgazione cerco di capire in che modo raggiungere più persone possibile. E non per il like, ma perché riuscire a trovare interessi comuni, con persone comuni non è mica facile. E non vuole essere nemmeno una critica. Ma solo un punto di vista differente.

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